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I 6 livelli del Fallimento: l’unica strada verso la vera crescita

By: Valerio Conti / Tempo di lettura stimato: 8 minuti

Fallire è come camminare controvento. Ti rallenta, ti spinge indietro, ma se continui a muoverti impari come resistere.

Ogni caduta insegna qualcosa.

Ogni passo sbagliato lascia un segno, e quei segni tracciano una mappa che vale la pena seguire.

Ed è proprio di questo che voglio parlarti oggi.

Nella mia esperienza, il fallimento non è un evento singolo e isolato, ma un processo che si articola in 6 fasi distinte, ognuna con la sua importanza cruciale.

Capirle non elimina il dolore, ma ti prepara.

Ti prepara a convertire l’energia mentale che stai sprecando in ansia, confusione, insicurezza e frustrazione in una centrale elettrica interiore di positività, creatività, eccitazione ed entusiasmo che porterà il tuo copywriting e il tuo marketing a un livello completamente nuovo di soddisfazione, successo e ricompensa finanziaria.

Tutto inizia con …

1. L’esperimento

Questa è la prima fase e anche la più viva e piacevole di tutte, per così dire. In questa fase, inizi qualcosa di nuovo, eccitante, interessante.

Ti assumi un rischio:

Avviare un’impresa. Innamorarsi. Intraprendere un viaggio inaspettato.

Questa è la fase in cui ti immergi effettivamente senza sapere davvero cosa succederà.

L’esperimento è la parte più intensa di un fallimento, perché non ci sottopone ai nostri ‘giudici’ interiori.

Agiamo liberi da inibizioni, e siamo presenti sul momento.

Sfortunatamente, questo è anche il palcoscenico che usiamo per incolparci di più. In qualche modo associamo il brivido, l’euforia e l’entusiasmo di questa fase con il fallimento effettivo. Il che non è del tutto vero.

Ad esempio, quando ti innamori della persona “sbagliata”, questa è la fase romantica. Quella in cui sei completamente andato, perso, ti godi ogni singolo istante con la nuova fiamma.

Non ti interessa davvero se lui o lei ha già un partner, se lui o lei è una persona onesta. Semplicemente non vuoi saperne, tutto ciò che vuoi è sentire di più, sperimentare di più.

Penso che ci siamo passati tutti.

Ma il fatto che ci siamo sentiti bene non dovrebbe farci sentire male dopo che ci siamo resi conto di aver commesso un errore.

2. Il risultato

Qualcosa succede dopo l’esperimento: arriva la botta.

Forse la tua idea imprenditoriale non è stata convalidata dalla realtà (o, molto probabilmente, hai fatto qualcosa di sbagliato).

Forse il tuo partner si è dimostrato disonesto (o, molto probabilmente, hai ignorato alcuni segni molto evidenti che lui / lei stava effettivamente mentendo fin dall’inizio).

Forse il tuo socio si è rivelato una carogna (o, magari, hai ignorato segnali evidenti che era un farabutto fin dall’inizio).

Il risultato è quando paghi il conto.

Quando ti rendi conto di aver fatto un casino e devi subirne le conseguenze.

A volte lo chiamiamo semplicemente “il disastro”.

Se c’è qualcosa che può andare storto, questa è la fase in cui salta tutto per aria.

Di solito, ci ritroviamo con la faccia a terra.

Di tutte e 6 le fasi, questa è quella che odiamo di più.

Perché è quella che distrugge i nostri piani, ci sbatte in faccia la dura realtà e ci fa sentire uno schifo.

3. Negazione

La prima reazione è negare l’intero risultato.

Lo eviti del tutto. Lo rifiuti.

Ti arriva la mazzata, e la tua mente fa un black out.

Il terzo stadio è lo stadio della cecità. Hai scelto di non vedere la realtà.

Se il fallimento riguarda un’azienda, semplicemente ignori i numeri. Ti comporterai come se avessi ancora tutti i soldi che hai perso. Il fatto che ‘mancano’ è solo un problema tecnico temporaneo.

Nessun problema.

Sarà risolto in un attimo.

È congruente? No, perché la realtà dei numeri è inequivocabile.

Eppure, scegliamo di ‘non vedere’.

Questa è la negazione. Un tentativo disperato della mente di non sentire il dolore.

La nostra realtà è saltata in aria. Non la riconosciamo più. E allora scappiamo. Ci rifugiamo in un castello di carte. Un’illusione.

La negazione è anche la fase in cui la maggior parte delle persone comuni resta intrappolata per sempre.

4. Scuse

Se sei evoluto, ad un certo punto, ti stancherai di vivere nella negazione.

Ti renderai conto di aver fatto un errore. Inizierai a riconoscere il pasticcio, ma non ti assumerai ancora la responsabilità.

“È colpa del mercato”, “È colpa del mio socio”, “È colpa del governo”.

È la fase delle scuse: qualcun altro l’ha fatto. Gli altri hanno fatto l’errore.

Questa è la fase in cui il 90% delle persone si ferma. Non escono mai da qui.

Accettare l’errore dà loro una sorta di sollievo, ma non hanno il potere di assumersi la responsabilità.

Nessuna crescita personale è mai possibile se continuiamo a incolpare gli altri per i nostri fallimenti.

Ciò che è interessante qui è l’enorme quantità di creatività che le persone usano per trovare scuse.

Sono pronte a capovolgere il mondo e affermare che la pioggia vada dalla terra al cielo, solo per evitare di ammettere ‘almeno parte’ della responsabilità di quell’errore … e cioè, che la stanza si è allagata perché avevano dimenticato di chiudere il rubinetto del lavandino.

5. Accettazione

Presto o tardi, finalmente, accetti il risultato.

Si, sei stato tu.

Nessuno ti ha puntato una pistola alla testa per iniziare quella relazione tossica o buttarti in quell’affare disastroso.

Ed è stato un errore. E l’hai fatto. Hai mentito a te stesso.

E questo ha causato un casino. E vivi ancora in quel caos, minuto per minuto.

Questa è la fase più difficile di tutte.

Non c’è da stupirsi che il 90% delle persone si fermi allo “strato” delle scuse.

È così difficile accettare un fallimento.

Perché accettazione non significa solo annuire con la testa. Significa molto di più: significa assumerti la responsabilità di ciò che hai fatto. Significa guardare in faccia il dolore che hai causato agli altri, e soprattutto a te stesso.

L’accettazione è il momento in cui smetti di scappare. Smetti di rifiutare la realtà e la prendi per quella che è.

A quel punto, qualcosa cambia. Le cose, per quanto incasinate, tornano gestibili. Perché finché sei nella negazione o nelle scuse, sei intrappolato in un loop infinito.

La negazione è il buio. Le scuse sono il fango in cui sprofondi, dando la colpa al mondo.

Ma ora, sei arrivato alla fase di accettazione, c’è speranza.

6. Imparare la lezione

Imparare la lezione significa intraprendere una sorta di azione reale.

L’accettazione in sé ti farà sentire meglio solo all’interno, ma non cambierà il tuo ambiente esterno.

Se hai fatto un grave errore e lo accetti, questo di per sé non cambierà le conseguenze di quell’errore. Sei ancora nello stesso casino che hai creato.

Fino a quando non agisci e lo manifesti nel mondo esterno.

E questo è il bello della lezione.

La lezione non arriva leggendo libri o ascoltando guru motivazionali.

La impari solo facendo.

Identificando cosa hai fatto di sbagliato, quando e come lo hai fatto, e poi inizi a risolverlo.

È come una sessione fai-da-te, solo che è per l’intero Universo. Hai rotto qualcosa nella tua realtà, ma ora sai esattamente come l’hai fatto.

E ora hai una chiara visione di come riassemblarlo.

L’ultima fase è la fase in cui ti ritroverai effettivamente a crescere.

Non importa quanto sia profondo il buco in cui ti trovi. Non importa se hai perso tutto, se sei solo, o se hai deluso persino te stesso. Perché ora hai imparato. Stai agendo. Stai esercitando di nuovo i tuoi poteri.

La prima e l’ultima fase di un fallimento hanno qualcosa di molto sottile in comune: l’entusiasmo.

Ma c’è una differenza. La prima fase è cieca: un salto nel vuoto, con il cuore che batte forte e la testa vuota.

L’ultima fase, invece, è consapevole.

Non sei più un sonnambulo che si ritrova improvvisamente sul tetto della propria abitazione, senza sapere come c’è arrivato. Qui sei sveglio, e pronto a riparare consapevolmente il tuo tetto.

Fallimento e sviluppo personale

Ora, potresti porti la seguente domanda (se non lo fai, lo farò per te, so che ci stai pensando): se conosciamo così bene l’anatomia di un fallimento, ma perché diavolo non li evitiamo del tutto?

Perché continuiamo a commettere errori? Perché non smettiamo di fallire?

La risposta breve: perché non possiamo.

La risposta lunga: perché è così che impariamo. Sperimentando, valutando, accettando e agendo di nuovo.

Questo è l’intero processo di un sano sviluppo personale.

Quello vero. Non quello che ti vendono nei corsi con le luci stroboscopiche e gli applausi registrati.

La verità è questa: al centro di tutto non c’è il segreto del successo.

C’è il segreto del fallimento.

Possiamo davvero crescere solo identificando ogni fase dei nostri fallimenti. E’ l’unica maniera per andare avanti ed evolverci.

E possiamo anche spingerci verso una riflessione ulteriore.

Si potrebbe sostenere che se conosciamo davvero l’anatomia di un fallimento, potremmo evitarlo tutte le volte successive.

Sì, e no.

Potremmo anche conoscere un certo tipo di fallimento, ma ciò non ci impedirà di imbatterci di nuovo nello stesso fallimento, anzi …

Hai notato come tutti, me compreso e te compreso, tendiamo a commettere gli stessi errori ripetutamente?

Perché succede?

Gli esperti di crescita personale ti diranno che ogni fallimento è un discorso a sé. Ci sono mille varianti dello stesso errore. Ed è quindi impossibile poterle prevedere tutte quante …

Tuttavia, questa risposta non mi ha mai soddisfatto del tutto.

La verità, secondo me, è molto più semplice.

Non si tratta solo di conoscere l’errore e evitarlo. Si tratta di sopportarlo.

Non è che non sai come evitare quell’errore. È che non vuoi evitarlo.

Perché? Perché quel fallimento ha ancora un potere su di te. Ti tiene in ostaggio. Non l’hai vissuto fino in fondo. Non l’hai capito. Non l’hai digerito.

Il collante che ti tiene attaccato a quel fallimento è il fatto che non l’hai consumato interamente.

Non è l’errore. Non è la sfortuna. È che hai ancora fame di quella lezione.

Ti serve ancora una tazza di quel fallimento per placare la tua sete.

Finché non l’hai bevuta tutta, finché non hai svuotato quella maledetta tazza, la cercherai ancora.

Di conseguenza, quando avrai saziato quella sete, sarai finalmente libero di provare un’altra lezione.

Valerio

P.S.

Qualunque cosa tu voglia, esci dal tuo guscio, e vai a prendertelo, potresti sbagliarti, ma non puoi saperlo, a meno che non inizi a crederci.

P.P.S.

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